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Monthly Archives: Aprile 2023

Destino e Inconscio

Il Destino e l’Inconscio

Quando la vita ci pone davanti a dei momenti fatali o a delle inspiegabili ingiustizie, l’uomo si chiede da sempre, perché?

La risposta più semplice e antica a questa domanda è: destino.

Imprevedibilità e casualità sono il volto instabile e destabilizzante del destino. Il caso non risponde a nessuno schema o organizzazione, è inaccessibile alla comprensione e il suo andamento è opposto al concetto di ordine. Così, osservando gli avvenimenti casuali, non è possibile leggere alcuna logica comprensibile o uno scopo sensato; ogni evento fortuito non è prevedibile, non sembra avere una finalità, una motivazione o una spiegazione. Il concetto di caso appare, dunque, come un affronto all’Io, alle sue facoltà di comprendere, predire, determinare e alle sue funzioni di controllo.

Asserire che la spiegazione degli eventi fatali sia dovuta esclusivamente al caso può sembrare semplicistico e dunque, si avanza il sospetto che il caso sia un evento la cui causa è ancora sconosciuta. Il sapere, infatti, toglie sicuramente terreno alla dottrina del caso e, dinanzi alle cognizioni dell’intelletto, non si invoca più l’intervento della sorte per spiegare la realtà.

Un evento può rivelarsi fortunato o sfortunato, a seconda dei momenti in cui accade o delle conseguenze che avrà nel futuro. Caso e fortuna fanno sentire l’uomo impotente e se il tutto avviene secondo un’imprevedibile volubilità, non esiste ragione perché l’Io si impegni nell’autodeterminazione. Se lo strapotere è della fortuna, l’Io non può che abbandonarsi all’impotenza, adagiandosi pigramente e demandando ad esso ogni scelta e responsabilità; se invece, l’Io non riconosce il potere della fortuna, non può che affermare la sua onnipotenza, ritenendo la sua abilità più efficace del caso, erotizzando la sfida con la fortuna, consapevole della sofferenza che ne conseguirà.

La psicoanalisi ha ridimensionato il concetto di destino; ad oggi l’ipotesi che l’inconscio sia responsabile di comportamenti apparentemente fortuiti è ampiamente accettata dalla cultura contemporanea. Atti ed eventi mancati, omissioni, dimenticanze e malintesi, un tempo considerati figli della casualità, oggi sono attribuiti all’inconscio. Questo si rivela nella reiterazione di comportamenti o impedimenti, in atti inspiegabili alla ragione, in tutte le coazioni a ripetere e ripropone modelli identici con la stessa perseveranza del destino.

Le sue manifestazioni assumono un andamento simile alle combinazioni del caso: imprevedibili, perverse e insensate, come solo il caso sa fare. Se si riuscisse a scrutare nell’abisso della mente, molte cose apparentemente assurde troverebbero una spiegazione; non è raro osservare partner diversi di una stessa persona che ricordano quelli precedenti e presentano tratti e caratteristiche in comune anche nell’aspetto. Le relazioni umane o i rapporti d’amore di alcune persone si concludono tutte nello stesso modo e, a questa apparente casualità, la scoperta dell’inconscio può offrire nuovi scenari e rintracciare scopi che il conscio mai condividerebbe, anzi, al contrario, troverebbe lesivi, dolorosi o assurdi.

Nel creare apparenti combinazioni ed eventi, l’inconscio lavora ad un preciso piano e persegue mete e scopi coerenti, ignoti all’Io e non conoscibili né spiegabili al conscio. L’Io non ha consapevolezza delle sue intenzioni e così gli eventi della vita appaiono spesso fortuiti e imprevedibili, ma solo in apparenza. (Widmann C., 2006).

Terapia e Separazioni

Fallimenti Matrimoniali e cattive separazioni

Nell’ultimo decennio la famiglia italiana ha attraversato dei momenti di grave crisi e i figli sono stati spesso posti al centro del conflitto tra i genitori. Nell’evoluzione normale del bambino sono spesso presenti timori, ansie e momenti di tristezza, contenuti e trasformati attraverso valide relazioni familiari e sufficienti risorse interne al bambino.

La rottura del legame tra i genitori e l’intenso stato di conflitto può invece far riemergere, in modo spesso intenso e patologico: ansie, timori di abbandono, angosce persecutorie e depressive; nel bambino vengono a mancare proprio quei punti di riferimento chiari e rassicuranti di cui avrebbe bisogno. La separazione di per sé non porta necessariamente ad effetti negativi e patologie ma è il conflitto e la “cattiva separazione” che porta a grandi sofferenze.

Nelle separazioni conflittuali, infatti, i bambini sono a rischio di danno evolutivo e possono attivarsi in loro molteplici vissuti e fantasie come, ad esempio, la tendenza a colpevolizzarsi per la separazione dei genitori e fantasticherie rispetto alla loro riunificazione, anche in seguito alla ricostituzione di nuovi legami affettivi con altri compagni. Tali vissuti vengono spesso aggravati dai tentativi di manipolazione che tendono a spingere i bambini da una parte o dall’altra del conflitto genitoriale. Talvolta i genitori, seppur consapevoli che il loro comportamento porterà danni psicologici al figlio, si ritrovano all’interno di una relazione perversa che non gli consente di astenersi ma di perseverare in comportamenti disfunzionali per se stessi e per i loro bambini, pur di soddisfare la rabbia e il risentimento verso l’ex compagno/a.

L’anno successivo alla separazione sembra essere quello più impegnativo dal punto di vista emotivo, sia per il dolore del distacco sia per i cambiamenti dovuti dalla necessità di riorganizzare la propria vita (Montecchi F., 2019).
Separarsi non significa soltanto perdere il proprio partner ma rinunciare a tutte le cose in comune, compresi gli ideali che un tempo sostenevano la coppia e la vita insieme. La separazione sconvolge gli strati più profondi dell’individuo e scava nel suo aspetto peggiore, portando a volte: rabbia, odio, vendetta, cattiveria, falsità e invidia. Nella loro guerra gli adulti non risparmiano i figli, fino a che non troveranno il modo di riconciliarsi. La letteratura classica ci offre la tragedia “Medea” di Euripide.

Medea, con il suo potere magico, aiuta Giasone a conquistare il vello d’oro. Giasone per riconoscenza la sposa e giura davanti agli dèi eterna fedeltà. La tragedia inizia al punto in cui Giasone abbandona sua moglie per sposare la figlia di Creonte, Glauce. Giasone non vuole essere suo nemico ed offre a Medea sostegno, cure ed aiuto economico, per lei e i loro figli, ma l’ira di Medea lo allontana e escogita terribili piani per vendicarsi: con uno stratagemma manda a Glauce un vestito da sposa avvelenato, in cui prende fuoco atrocemente e, per colpire suo marito,  sacrifica i suoi figli uccidendoli. Medea uccide per odio, rabbia e rancore verso Giasone, che lentamente va in rovina e muore in solitudine.

Riconciliarsi è la prova più gravosa e matura dell’essere umano nell’ambito delle relazioni. Non significa rinunciare alla discussione o ad uno scontro volto a difendere i propri diritti e proteggersi da un torto subito. Riconciliazione è la riappacificazione con il male che ognuno ha in sé, che una volta riconosciuto, non si oppone più al cambiamento; significa riconoscere ciò che di irrazionale c’è in sé e nell’altro, per poter porre fine a questo ciclo distruttivo (Petri H., 2000).

La maggior parte dei fallimenti matrimoniali potrebbe essere gestita in termini clinico-terapeutici e di mediazione familiare, dove il conflitto viene letto in termini di disagio psichico e le energie emotive ed economiche utilizzate per la battaglia legale indirizzate per gestire la separazione con un supporto clinico, in modo da non danneggiare i figli e la qualità della propria vita. È possibile trasformare un’accanita conflittualità in solidarietà e offrire ai propri figli una genitorialità più integrata e meno scissa (Montecchi F., 2019).